“Le 4 domande per capire il digitale e correggere le disuguaglianze”, Chiara Respi (Università Milano-Bicocca)
La ricercatrice dell’Università degli Studi Milano-Bicocca spiega le quattro domande chiave che hanno guidato la ricerca EYES UP e riflette sul legame tra povertà educativa e uso dei dispositivi digitali
di Benessere Digitale
Tra gli interventi più analitici del convegno EYES UP del 28 febbraio 2025 all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, c’è stato quello di Chiara Respi, ricercatrice del Dipartimento di Sociologia e parte del gruppo che ha curato il disegno metodologico della ricerca.
Il suo intervento ha portato il pubblico “nel cuore dell’indagine”, illustrando con chiarezza le quattro domande fondamentali che hanno orientato il lavoro scientifico e la raccolta dati su oltre 6.600 studenti lombardi. Un excursus fra dati statistici e riflessioni, con l’obiettivo di comprendere e affrontare le sfide dell’educazione digitale in modo più consapevole.
1. L’impatto dell’età di primo accesso
La prima domanda posta dal team di EYES UP riguarda l’età di primo accesso a smartphone e social media e il suo effetto sul rendimento scolastico nel medio periodo. La forza dello studio sta nell’aver potuto collegare, in modo anonimo, i dati raccolti via questionario con le prove INVALSI svolte dagli studenti negli anni precedenti: una base solida per valutare l’andamento delle competenze in italiano e matematica.

2. Le disuguaglianze che si intrecciano
Il secondo quesito si concentra sulle disuguaglianze scolastiche preesistenti – legate a genere, origine sociale e background migratorio – e su come l’esposizione digitale precoce possa amplificare i divari. Respi ha sottolineato l’importanza di comprendere chi sono gli studenti più esposti e quali condizioni culturali e familiari rendono più probabile un uso non regolato dei dispositivi.
Puoi approfondire guardando anche l‘intervento del Professor Giovanni Abbiati dell’Università degli Studi di Brescia.
3. Il digitale come indicatore di povertà educativa
Una delle riflessioni più originali proposte da Respi riguarda la possibilità di considerare l’abuso dei dispositivi digitali come nuovo indicatore di povertà educativa. È un tema innovativo, che invita ad aggiornare gli strumenti di lettura già in uso nel mondo della scuola, integrando comportamenti digitali nei criteri di osservazione del disagio educativo.

4. Dati e territori: un dialogo necessario
Infine, la ricercatrice ha ricordato quanto sia importante che i dati parlino con i territori, affinché la ricerca non resti confinata all’accademia. Le indicazioni emerse dal confronto con scuole, dirigenti, insegnanti e famiglie sono state fondamentali per tracciare raccomandazioni concrete rivolte alle politiche educative, rendendo la ricerca uno strumento utile anche per l’intervento.

Dal dato all’azione educativa
L’intervento di Chiara Respi ha offerto un quadro lucido e strutturato del metodo con cui è stata condotta l’indagine EYES UP. Un lavoro che ha saputo intrecciare rigore statistico e sensibilità educativa, nella consapevolezza che la comprensione dei fenomeni digitali è oggi un passaggio essenziale per costruire una scuola più equa e preparata ad affrontare il presente.
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