“Viviamo un ‘ritorno d’onda’ che ci mostra i social come un problema da affrontare”, Marco Gui, Università Milano-Bicocca
Il coordinatore scientifico di EYES UP racconta come il dibattito sulla precocità digitale sia diventato una questione educativa e sociale urgente
di Benessere Digitale
Il convegno finale della ricerca EYES UP (28 febbraio 2025, presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca) è stata l’occasione per presentare i risultati della ricerca, ma non solo. Nel suo intervento, il coordinatore scientifico dello studio, il professor Marco Gui, docente di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi presso Milano-Bicocca, ha raccontato il progetto e avviato una riflessione sull’impatto dell’uso precoce dei dispositivi digitali sul rendimento scolastico. E sull’urgenza di mettere il tema al centro del dibattito pubblico.
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Dal sogno digitale al “ritorno d’onda”
“La rivoluzione digitale aveva suscitato grandi aspettative”, ha ricordato Gui. Si parlava di una trasformazione positiva della comunicazione, della democrazia, dei servizi pubblici e della scuola. I minori erano visti come “avanguardie” di questo cambiamento, portatori naturali di nuove competenze.

Ma oggi, spiega Gui, ci troviamo nel pieno di un “ritorno d’onda”, “Non tanto perché le potenzialità non ci siano, ma perché sono più difficili da raggiungere di quanto avevamo pensato. In mezzo, sono emersi effetti collaterali che non avevamo previsto”. Tra questi, Gui cita il calo dell’attenzione scolastica, le difficoltà relazionali, l’aumento di disagio psicologico nei giovani e il peggioramento degli indicatori di apprendimento in lettura e matematica, riscontrato sia dai dati INVALSI sia dal recente report PISA.
Qui l’articolo sull’intervento al convegno di Roberto Ricci, Presidente di INVALSI
Un dibattito sempre più acceso, tra leggi, petizioni e circolari
Nel suo intervento, Gui ricostruisce anche l’accendersi del dibattito pubblico nel biennio 2023–2025: dai libri e documentari d’impatto, come The Social Dilemma, alle proposte di legge italiane, dallo scandalo di Cambridge Analytica alla circolare che vieta l’uso dello smartphone nelle scuole del primo ciclo alla petizione lanciata da Pellai e Novara, fino alle decisioni internazionali come il divieto australiano ai social per gli under 16.
Il punto in comune di queste iniziative? Il tema della precocità d’uso: “È una variabile poco studiata, ma centrale nel dibattito pubblico e normativo. L’età in cui si accede per la prima volta a smartphone, social o console di gioco dice molto: permette di di vedere la combinazione di due diversi effetti. Da un lato la quantità di esposizione in anni e dall’altro il momento specifico della crescita in cui l’esposizione esercita un impatto”.
Una nuova forma di digital divide
Gui chiude con una riflessione su come il concetto di divario digitale si sia trasformato. Se prima il problema era l’assenza di connessione o dispositivi, oggi il nodo è la mancanza di guida educativa: “Abbiamo chiuso il digital divide di accesso, ma ora le differenze emergono nell’eccesso di utilizzo, soprattutto laddove mancano risorse educative e strumenti di supervisione. È lì che si rischia di generare nuove disuguaglianze”.

La ricerca come risposta alle domande del territorio
La ricerca EYES UP nasce proprio come risposta a un’urgenza avvertita sul campo: dalle famiglie, dagli insegnanti, dagli educatori. “Non è stata solo una curiosità accademica – ha sottolineato – ma una ricerca sollecitata da domande concrete provenienti dalle famiglie, dalla comunità educante, da tanti attori del territorio. Servivano evidenze scientifiche per orientare policy e scelte consapevoli”.