“L’uso precoce dei social amplifica le disuguaglianze: servono regole condivise”, Prof. Giovanni Abbiati (Università di Brescia)
Nel suo intervento al convegno EYES UP, il sociologo Giovanni Abbiati spiega come l’accesso precoce ai social network incida sul rendimento scolastico e aggravi le disuguaglianze educative.
di Benessere Digitale
“Questa è la prima ricerca scientifica che riesce a ricostruire l’impatto dell’età di arrivo dei social network sulle competenze degli studenti”.
Con queste parole il professor Giovanni Abbiati, docente di Sociologia presso l’Università di Brescia, ha aperto il suo intervento al convegno di presentazione della ricerca EYES UP, svoltosi il 28 febbraio all’Università Milano-Bicocca.
EYES UP è una ricerca scientifica pionieristica condotta dall’Università degli Studi di Milano-Bicocca in collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia, l’Associazione Sloworking, il Centro Studi Socialis, con il finanziamento della Fondazione Cariplo.
Lo studio ha coinvolto oltre 6.600 studenti delle scuole superiori lombarde, incrociando le loro risposte a un questionario con i risultati ottenuti nelle prove INVALSI sostenute durante la primaria, la terza media e la seconda superiore. Questo approccio ha permesso di analizzare in modo dettagliato l’evoluzione delle competenze scolastiche in relazione all’età di primo accesso ai social network.
Un comportamento diffuso, nonostante la legge
Uno dei primi dati messi in evidenza da Abbiati riguarda la diffusione dell’uso precoce dei social:
“Il limite fissato dalla legge per l’apertura di un profilo social è largamente disatteso dalla maggior parte degli studenti. Infatti, circa il 30% lo apre in prima media, cioè all’arrivo dello smartphone, mentre solo una minoranza attende il limite fissato dalla legge, che è 14 anni”.
Guarda il video completo dell’intervento del professor Abbiati:
Un impatto negativo, per tutti
L’uso precoce dei social network è associato a una riduzione delle competenze scolastiche, in particolare in italiano e matematica. Come spiega Abbiati:
“L’effetto dell’apertura anticipata di un profilo social in matematica e in italiano è negativo ed è di entità considerevole. E poi, soprattutto, è trasversale a più categorie sociali”.
Questo significa che l’effetto negativo si riscontra in modo diffuso, a prescindere dal tipo di scuola frequentata o dal contesto socioeconomico di appartenenza.

Guarda qui la registrazione integrale del convegno di EYES UP del 28 febbraio 2025
Le disuguaglianze si amplificano
Il punto più critico della riflessione riguarda però l’amplificazione delle disuguaglianze educative.
“Questo comportamento molto verosimilmente impatta sulle disuguaglianze nel senso di ampliarle. Anche se l’effetto che noi abbiamo stimato è trasversale, questo comportamento è adottato maggiormente dai figli di famiglie che si trovano in condizioni di maggiore fragilità educativa, come per esempio le famiglie di immigrati oppure quelle i cui genitori hanno un basso livello d’istruzione”.
Un problema collettivo, una sfida educativa
L’intervento del professor Abbiati ha chiarito come l’uso precoce dei social network non solo incida negativamente sul rendimento scolastico, ma agisca anche come moltiplicatore delle disuguaglianze esistenti. Non si tratta di un fenomeno individuale, ma di un nodo educativo che riguarda tutti: famiglie, scuole, istituzioni.
E non si tratta nemmeno di colpevolizzare famiglie o studenti. Al contrario: il professor Abbiati ha insistito sulla necessità di “una responsabilità collettiva”, capace di coinvolgere scuole, famiglie, media e decisori pubblici.

“Non basta più parlare genericamente di competenze digitali. Dobbiamo affrontare l’educazione al digitale per quello che è: una sfida di equità sociale. Serve una gradualità d’accesso, servono regole chiare e condivise. Ma soprattutto serve consapevolezza, per evitare che il digitale diventi un altro ostacolo lungo il percorso scolastico di chi è già più fragile.”